Un mix energetico basato sempre più sulle rinnovabili si traduce in vantaggi ambientali, benefici economici e opportunità occupazionali. Di che parliamo quando parliamo di rinnovabili, e come sfatare alcuni miti duri a morire
Sebbene nella sua lunga storia il Pianeta abbia già conosciuto una molteplicità di cambiamenti climatici, quello iniziato circa 150 anni fa e tuttora in corso si caratterizza per un fattore, che ne contraddistingue in modo preponderante la velocità: l'attività dell'uomo. Gli effetti nefasti del riscaldamento globale, derivato in buona parte dalle molto più ingenti quantità di CO2 riversate in atmosfera dalla Rivoluzione Industriale in poi, mai come oggi mette in evidenza che un passaggio seppur graduale dai combustibili fossili alle fonti di energia rinnovabile non è più rinviabile: fonti di energia rinnovabile, ovvero sole, vento, acqua e calore della terra, risorse che sono per loro natura inesauribili e in continua rigenerazione. Sfruttare queste risorse naturali in modo intelligente per produrre energia elettrica significa rispettare il Pianeta, ma anche e soprattutto contribuire al contenimento del cambiamento climatico con grandi vantaggi per la salute dell'uomo e la salubrità dell'ambiente, ma anche con enormi opportunità anche in termini sociali ed economici.
La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili
Oltre a tutelare l'ambiente, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili offre anche maggiore efficienza energetica, meno sprechi ed una convenienza economica soprattutto nel medio e lungo periodo, che si traduce anche nel risparmio in bolletta per il consumatore finale. Senza dimenticare che contribuisce ad accrescere l'indipendenza dall'estero per l'approvvigionamento di energia, affrancandoci progressivamente dalle fonti fossili, con tutto quello che comportano.
Oggi le fonti naturali che sfruttiamo sono il vento (energia eolica), l'irradiazione solare (energia solare), l'acqua (energia idroelettrica) e il calore della Terra (energia geotermica). L'energia prodotta grazie a queste fonti rinnovabili naturali può anche permettere di produrre l'idrogeno verde - l'unico a impatto zero sull'ambiente, a differenza dell'idrogeno blu e di quello grigio - , che si ottiene attraverso l'elettrolisi, ossia la scissione dei due elementi costitutivi dell'acqua (idrogeno, appunto, e ossigeno) attraverso la corrente elettrica. L'idrogeno non è una fonte di energia bensì un vettore energetico, e nella sua veste pulita (quello verde, appunto) ha promettenti prospettive di sviluppo e rappresenta soprattutto in prospettiva una buona soluzione per decarbonizzare quei contesti industriali in cui l'elettrificazione non è facilmente realizzabile (ceramica, carta, vetro, etc).
REPowerEU
Le rinnovabili, permettendo di produrre energia in loco, riducono la necessità di importare da altri paesi gas naturale (alternativa che abbiamo scelto per diminuire impatti e dipendenza dal petrolio) per la produzione di energia elettrica. Se l'Italia entro il 2030 centrasse l'obiettivo di installare gli 85 GW previsti dal Piano REPowerEU, sarebbe in grado di raggiungere l'84% di rinnovabili nel mix di produzione elettrica: un traguardo che avrebbe innanzitutto enormi benefici sul fronte ambientale (riduzione del 75% delle emissioni di CO2 del settore elettrico nel 2030 rispetto al 1990).
Non solo, perché accelerare sulle rinnovabili per il nostro Paese si tradurrebbe, come prevede il Piano REPowerEU, anche in un significativo risvolto economico: a fronte dei 309 miliardi di euro di investimenti cumulati al 2030 del settore elettrico e della sua filiera industriale, porterebbero 345 miliardi di benefici e 470.000 nuovi posti di lavoro. Tutto questo dando un grande slancio all'economia complessiva e rendendo l'Italia energeticamente più sicura e via via indipendente. Nel Piano Strategico 2023-2025 Enel prevede di aggiungere circa 21 GW di capacità rinnovabile installata (di cui circa 19 GW nei Paesi \"core\", quelli cioè in cui il Gruppo detiene una posizione integrata, ovvero Italia, Spagna, Stati Uniti, Cile, Brasile e Colombia), con l'obiettivo di arrivare a un totale gestito di circa 75 GW. Una linea strategica coerente con l'orientamento del Gruppo energetico, che ha da tempo scelto la strada della sostenibilità: non a caso oggi il 63% della sua capacità complessiva è da fonte rinnovabile e la pipeline di progetti è in costante crescita.
Negli ultimi 10 anni i costi di produzione dell'energia eolica e PV sono diminuiti di più del 80%, diventando oggi estremamente competitivi. Già dieci anni fa avevamo installato oltre 11 GW disponendo di tecnologie meno performanti e sistemi di installazione meno efficienti. 85 GW di nuovi impianti entro il 2030 significa ridurre del 75% le emissioni di CO2 del settore elettrico rispetto al 1990.
Gli ostacoli burocratici
In Italia abbiamo tutti gli strumenti per accelerare la transizione, non esistono barriere economiche o di mancanza di investitori per quanto riguarda le nuove fonti rinnovabili e non mancano neanche le aziende disposte a investire in nuove rinnovabili insieme ad Enel.
Il problema è che da anni soffriamo di una lentezza burocratica e amministrativa che rallenta la transizione rinnovabile del Paese e che ora abbiamo bisogno di \"sbloccare\". A fine 2021 sono pervenute a Terna circa 170 GW di richieste di connessione alla rete di nuova capacità rinnovabile utility-scale (senza considerare ad esempio il fotovoltaico domestico). Di queste, sappiamo che negli ultimi tre anni circa 60 GW hanno presentato un iter autorizzativo alle autorità competenti. Di tali richieste, si stima che solo il 10% abbia ricevuto effettivamente l'autorizzazione a costruire l'impianto.
Rispetto agli altri paesi europei purtroppo i tempi di autorizzazione necessari per realizzare nuovi impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili sono fortemente rallentati, mediamente 1,5 anni per impianti PV e fino a 5 anni per impianti eolici. Spesso le autorizzazioni vengono negate per presunti vincoli paesaggistici dai comuni o dalle sovrintendenze anche dopo aver ricevuto l'ok dai ministeri; è successo anche che venisse negata l'autorizzazione per un repowering di impianti eolici, ossia per migliorare le turbine eoliche già esistenti con notevole aumento dell'efficienza e, molto spesso, riduzione degli impatti territoriali (e.g. riduzione dell'ingombro). In pratica l'iter autorizzativo per un impianto ha una durata media di 7 anni, mentre la normativa ne prevedrebbe uno solo.
Il Gruppo Enel, insieme ad Elettricità Futura, concordemente con il Piano REPowerEU, confidano che questo impasse si possa superare per arrivare al 2030 a 85 GW di nuova capacità rinnovabile con l'obiettivo di trarre da questi impianti significativi benefici dal punto di vista del costo dell'energia e dell'affrancamento dalla dipendenza da fornitori esteri.
Le barriere culturali
Esistono anche altre barriere non burocratiche o economiche e non esclusivamente italiane, anzi di tipo \"culturale\", che come sempre rallentano o tentano di rallentare ogni innovazione e cambiamento. La transizione energetica è ostacolata dalla meglio conosciuta sindrome NIMBY (Not In My Backyard), ma anche dall'idea secondo cui le rinnovabili toglierebbero spazio all'agricoltura o deturperebbero i paesaggi.
Conti alla mano, però, risulta chiaro che, se installassimo tutto il fotovoltaico di cui abbiamo bisogno per raggiungere i target del Piano REPowerEU, occuperemmo verosimilmente circa lo 0.2% di tutta la superficie italiana, vale a dire lo 0.3/0.4% della superficie agricola totale con un ingombro specifico di circa 1/2 ettari/MW: numeri totalmente marginali e ben inferiori, ad esempio, a quelli relativi a piazzali e parcheggi. Senza contare che sono possibili anche soluzioni di agrivoltaico, che anche il PNRR individua fra le sue linee di azione, che ridurrebbero ulteriormente questa percentuale. L'agrivoltaico è in poche parole la convivenza tra impianti rinnovabili e agricoltura, una tecnica che sta sperimentando nuovi orizzonti che sempre più abbinano sostenibilità ed efficienza. Enel Green Power, la divisione del Gruppo Enel dedicata allo sviluppo di impianti rinnovabili in tutto il mondo, ha già anni fa avviato assieme al National Renewable Energy Laboratory statunitense il progetto InSPIRE (Innovative Site Preparation and Impact Reductions on the Environment) proprio allo scopo di misurare i benefici della convivenza tra impianti fotovoltaici e coltivazioni: la sperimentazione riguarda l'utilizzo dell'ombra dei pannelli solari per efficientare l'utilizzo dell'acqua e contestualmente proteggere le coltivazioni dal sole nelle ore più calde. I primi risultati sono stati sorprendenti: una piantagione di pomodori ciliegini in Arizona - grazie all'agrivoltaico - ha diminuito la richiesta d'acqua e più che raddoppiato la resa.
Sempre ad opera di Enel Green Power è stato recentemente avviato a Tarquinia il cantiere di quello che sarà il suo impianto fotovoltaico più grande sul territorio nazionale, e che soprattutto, una volta portato a termine, diventerà anche l'agrivoltaico maggiore di tutta Italia. Energia rinnovabile, prodotta rispettando l'ambiente, e che si integra, migliorandole, con le attività agricole presenti sul territorio.
L'eccessiva occupazione del suolo ed il potenziale conflitto tra impianti rinnovabili e coltivazioni agricole sono quindi miti da sfatare senza esitazioni. Le nuove centrali traineranno il processo di transizione energetica e non solo: l'agricoltura sarà coinvolta nella rivoluzione green e ne beneficerà grazie a soluzioni innovative in grado di incrementare la creazione di valore.
Coinvolgere persone e territorio
É importante superare le barriere culturali e sensibilizzare tutti gli stakeholder coinvolti nel sistema energetico, a partire dai comuni cittadini, che possono concretamente diventare al contempo protagonisti e primi fruitori dei benefici legati allo sviluppo delle fonti rinnovabili. E poiché lo sviluppo delle rinnovabili può essere realizzato solo in collaborazione e condivisione con le comunità locali, è indispensabile coinvolgere attivamente il territorio.
Anche per questo Enel Green Power ha lanciato il progetto \"Scelta rinnovabile\", iniziativa di crowdfunding che permette alle persone di investire nella realizzazione di un impianto beneficiando poi di un tasso di remunerazione del finanziamento in aggiunta alla restituzione del capitale investito: l'opportunità data alla popolazione limitrofa è quella di partecipare attivamente all'investimento tramite finanziamenti remunerativi attraverso i quali i partecipanti potranno beneficiare di un rendimento economico duraturo nel tempo derivante dalla costruzione dei nuovi impianti rinnovabili. L'iniziativa si è rivelata un successo con una fortissima partecipazione della popolazione in tutti i casi in cui è stata realizzata: Casei Gerola e Poggio Renatico sono solo due esempi, tra i più recenti.
La produzione necessaria per produrre le energie rinnovabili
Oggi il vero protagonista industriale delle tecnologie rinnovabili è la Cina che produce oltre metà delle pale eoliche su scala mondiale, quasi il 70% del fotovoltaico, il 60% dei veicoli elettrici, più del 70% delle batterie al litio. Oltre alla capacità globale di lavorazione-raffinazione di alcune materie prime indispensabili nella fabbricazione di batterie. In Cina, per esempio, si concentra quasi il 40% della capacità mondiale di raffinazione del nickel e le percentuali salgono per la lavorazione di cobalto e litio: rispettivamente il 70 e 90% del totale mondiale.
Anche per questo motivo, per non dipendere eccessivamente dalla Cina, Enel ha iniziato a sviluppare una propria filiera italiana di produzione di pannelli fotovoltaici. La continua fase di ricerca ed innovazione del settore ha portato allo sviluppo di soluzioni come il pannello fotovoltaico bifacciale HJT, che Enel Green Power produce in esclusiva mondiale nella fabbrica 3Sun di Catania. Una tecnologia che consente di catturare la radiazione solare su entrambe le facciate del pannello, incrementando l'efficienza e ottimizzando gli spazi impiegati per la realizzazione di un impianto. La fabbrica di Catania è già operativa e produce eccellenze, basti pensare che ha registrato il record di efficienza sulle celle fotovoltaiche prodotte (24,6%). Enel investirà in questo nuovo sito produttivo circa 600 milioni di euro per farlo diventare una Gigafactory, con un incremento di 15 volte della produzione annua di pannelli, che passerà dagli attuali 200 MW/anno a 3 GW/anno una volta entrata a pieno regime (luglio 2024): un incremento produttivo che renderà 3Sun il più grande impianto europeo per la produzione di moduli fotovoltaici bifacciali ad alte prestazioni, con un significativo impatto sia in termini di indotto che di occupazione (circa 1.000 posti di lavoro entro il 2024).
Nel settembre 2021 Enel ha anche lanciato in Sicilia NextHy, un laboratorio industriale per l'idrogeno, con l'obiettivo di connettere e accelerare lo sviluppo dell'ecosistema di questa tecnologia sostenibile, accelerando la piena maturità commerciale di tutte le tecnologie che consentano di produrre idrogeno verde in modo sostenibile e competitivo.
Non è vero che le tecnologie rinnovabili sono poco affidabili
La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili viene spesso rappresentata come inaffidabile rispetto alle fonti tradizionali, poiché non essendo \"programmabile\" comprometterebbe la sicurezza energetica. Tuttavia ormai sappiamo che la chiave di volta del problema è l'evoluzione e l'innovazione della rete elettrica: continuare a sviluppare l'infrastruttura di distribuzione, rendendola resiliente attraverso la digitalizzazione, consente di integrare appieno le energie rinnovabili, e, accoppiandola a sistemi efficienti di storage, facilitare la transizione energetica. Servono dunque strumenti che incrementino la flessibilità di rete, come ad esempio i sistemi di accumulo connessi direttamente ai parchi fotovoltaici o eolici. In questo modo gli impianti diventano ibridi, garantiscono più flessibilità e potenziano i servizi di supporto ad una gestione più efficiente della rete elettrica.
